Bisfenolo A nei pomodori pelati: le confezioni a rischio e perché questa sostanza è pericolosa

Il dibattito sul bisfenolo A (BPA) è una lotta continua in seno alla Commissione europea.

L’Efsa, l’agenzia per la sicurezza alimentare dell’Unione Europea, spiega che questa sostanza chimicaè usata principalmente in combinazione con altre sostanze per produrre alcune plastiche e resine“.

Ad esempio, il BPA, è utilizzata nel policarbonato per produrre distributori d’acqua, contenitori e bottiglie per bevande riutilizzabili.

La sostanza chimica può essere utilizzata per produrre pellicole, rivestimenti e rivestimenti per lattine per alimenti e contenitori per bevande. Qual è il problema?

Gli alimenti e le bevande conservati in contenitori realizzati con BPA possono contenere quantità minime di questa sostanza chimica.

Per questo motivo, l’EFSA valuta regolarmente quale sia il livello massimo di sicurezza per il consumo di bisfenolo A da parte degli esseri umani. Sappiamo da tempo che il BPA è un interferente endocrino.

Secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, “gli esperti hanno valutato attentamente le prove scientifiche e alla luce dei contributi ricevuti da una consultazione pubblica. Hanno riscontrato possibili effetti nocivi sul sistema immunitario“.

Perché la questione del bisfenolo A è così controversa? Diamo un’occhiata più da vicino.

La quantità di BPA consentita nei contenitori per alimenti è una questione controversa.

Sebbene i regolatori dell’Unione Europea abbiano deciso cinque anni fa di limitare l’esposizione dei consumatori alla sostanza chimica bisfenolo A, una nuova politica è ora all’esame dei legislatori.

Sembra che finalmente sia stato raggiunto un limite alla quantità di BPA che può essere utilizzata per produrre materiali e imballaggi a contatto con gli alimenti.

La nuova valutazione ha abbassato in modo significativo la soglia di assunzione giornaliera tollerabile (TDI) di BPA, ovvero la quantità che può essere ingerita quotidianamente nel corso della vita senza rischi apprezzabili per la salute.

Infatti, cinque anni dopo l’ultima decisione del braccio esecutivo dell’Unione Europea che limitava l’esposizione dei consumatori al BPA – una sostanza chimica utilizzata nella plastica e in altri prodotti nonostante i dubbi sulla sua sicurezza – una misura completamente nuova sta comparendo nel panorama legislativo europeo.

Finalmente è stato stabilito un limite ufficiale per la quantità di BPA che può essere inclusa negli imballaggi e nei materiali a contatto con gli alimenti.

Il gruppo di esperti scientifici dell’EFSA ha abbassato in modo significativo la soglia di assunzione giornaliera tollerabile (TDI) di BPA, ovvero la quantità che può essere ingerita quotidianamente per tutta la vita senza rischi apprezzabili per la salute.

Poiché gli esperti dell’Efsa non hanno trovato prove evidenti della pericolosità del BPA, hanno raccomandato di approfondire la ricerca sui suoi effetti tossici.

Il riesame ha toccato la maggior parte di queste carenze e i restanti elementi di incertezza sono stati presi in considerazione nello stabilire la nuova DGT, fissata in 0,2 nanogrammi (0,2 miliardesimi di grammo), in sostituzione del precedente livello temporaneo di 4 microgrammi (4 milionesimi di grammo), per chilogrammo di peso corporeo al giorno. In altre parole, la nuova soglia giornaliera tollerabile del nostro organismo per i contaminanti chimici è circa 20 mila volte più bassa di quanto non fosse prima.

Questi risultati possono essere utilizzati in vari settori, tra cui le materie plastiche, i rivestimenti, gli adesivi e gli inchiostri da stampa che entrano in contatto con gli alimenti sia in ambito domestico e lavorativo.

Tuttavia, la misura non sembra in grado di garantire la totale assenza di BPA nella carta e nella plastica riciclate utilizzate per gli alimenti, poiché i contaminanti possono entrare nei flussi di riciclaggio da fonti precedentemente non adatte all’uso alimentare.

Sulla base di questi nuovi elementi, la rivista tedesca Oko-Test ha ricercato la presenza di BPA in confezioni di pomodori pelati venduti sul mercato tedesco.  Tra i campioni analizzati ci sono molti marchi, compresi quelli che esistono solo in Germania. Ma ci sono anche nomi diffusi in Italia: un quadro allarmante.

Delle 20 lattine analizzate, 18 superavano il livello massimo di BPA raccomandato dall’EFSA (ipotizzando che una persona di 60 chilogrammi di peso mangi 50 grammi di pomodori in scatola al giorno).

Risultati variabili, alcuni dei quali superano fino a 28 volte il valore di assunzione sicura stabilito dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) per alcune marche.

Ma ancora più sorprendente è il fatto che i pomodori contenuti nei barattoli “BPA free“, che sono fatti apposta senza bisfenolo A, possono avere una quantità di sostanza chimica tre volte superiore a quella dei prodotti in scatola che contengono il composto all’interno.

I pomodori pelati confezionati in vetro sono risultati privi di BPA.

Ciò indicherebbe che la sostanza chimica non si sta diffondendo uniformemente nell’ambiente, ma proviene direttamente dai pomodori.

Poiché il BPA può influenzare il sistema ormonale ed è già classificato come “tossico per la riproduzione negli esseri umani”, oltre a sospettare che aumenti il rischio di cancro al seno, obesità e problemi comportamentali nei bambini, dovremmo continuare a indagare sui suoi effetti sulla salute, per il noto principio scientifico di “precauzione”, a bandirne totalmente il suo utilizzo.