Atlantico a rischio collasso: Che cosa rischiamo

L’Amoc, uno dei più importanti sistemi di correnti oceaniche della Terra – che influenza i modelli climatici globali – potrebbe presto collassare a causa dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo.

I nuovi studi, guidati dagli scienziati Peter Ditlevsen e Susanne Ditlevsen, rispettivamente del Niels Bohr Institute e dell’Istituto di Scienze Matematiche dell’Università di Copenhagen, sono stati pubblicati su Nature Climate Change, e non promettono nulla di buono. Il rischio è quello di un disastro climatico.

Cosa vuol dire AMOC e di cosa si tratta

Analizziamo l’acronimo AMOC e il suo significato. AMOC è l’abbreviazione di “Atlantic Meridional Overturning Circulation” o (per usare il suo nome alternativo) “Southern Overturning of the Atlantic Circulation”, ovvero “Capovolgimento meridionale della circolazione atlantica”..

Si tratta di una corrente importante nell’Oceano Atlantico, dove le acque calde e fredde fluiscono verso nord e verso sud.

Funziona come un grande nastro trasportatore liquido che scambia calore tra l’Equatore e l’Artico, regolando il sistema climatico di una parte molto ampia del nostro pianeta e da cui dipendono le condizioni climatiche miti di cui gode gran parte dell’Atlantico settentrionale – e grazie a questo fenomeno possiamo godere di queste temperature piacevoli in gran parte del Nord Atlantico e quindi gli Stati Uniti orientali e l’Europa.

Che cosa ha rallentato l’AMOC

I modelli climatici suggeriscono che il riscaldamento globale sta rallentando le correnti atlantiche, ma in che modo il riscaldamento globale influisce sulle correnti oceaniche?

Secondo gli studiosi, la destabilizzazione dell’Amoc è l’alterazione della densità e della salinità dell’acqua provocata dal costante apporto di acqua dolce da parte dello scioglimento dei ghiacciai, fenomeno dovuto al riscaldamento globale e catalizzato dalle emissioni in atmosfera di CO2 e altri gas climalteranti. Più la Terra si surriscalda più la corrente continua a rallentare nel tempo.

L’intensità attuale non è mai stata così bassa nell’ultimo millennio e, secondo i calcoli dei due ricercatori, se continuiamo di questo passo, un collasso dell’Amoc potrebbe verificarsi molto probabilmente entro il 2050. Le probabilità che si verifichi in questo periodo sono del 95%.

Alcuni dati indicano che questi processi sono già in atto e suggeriscono che il rallentamento sia iniziato almeno 150 anni fa.

Che cosa rischiamo

Il futuro, come immaginato dagli studiosi, è cupo e può già essere fonte di eco-ansia per molte persone.

L’aumento dei cambiamenti climatici potrebbe destabilizzare i mercati alimentari globali e peggiorare i modelli climatici estremi, anche in Europa.

Nel Vecchio Continente, e quindi anche in Italia, c’erano inverni estremamente freddi, con temperature che scendevano di 5 o 10 gradi. Anche le estati erano molto calde, con condizioni di siccità.

L’Atlantico settentrionale potrebbe subire un forte aumento del livello del mare e rilasciare più anidride carbonica nell’atmosfera.

Alcune aree dell’oceano profondo ricevono meno ossigeno e queste regioni potrebbero influenzare gli ecosistemi marini in modi che gli scienziati non hanno ancora previsto.

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